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Cresta Est - Monviso 3841 m

Cresta Est del Monviso vista dal Rifugio Quintino Sella
Cresta Est del Monviso vista dal Rifugio Quintino Sella

Tutto quello che c'è da sapere per affrontare la salita al Monviso dalla Cresta Est.


La cresta est del Monviso, è una cresta alpinistica tecnicamente semplice, prevede pochi passi di arrampicata di IV grado, per il resto II e III grado e camminata su sfasciumi, ma per la sua lunghezza e per l'ambiente severo in cui si sviluppa, richiede una buona dose di esperienza e capacità alpinistiche. L'itinerario è poco attrezzato, saranno presenti si e no una decina di chiodi non tutti affidabili lungo la via e qualche cordino su massi incastrati, l'itinerario seppur abbastanza logico, richiede capacità di orientamento, ossia capacità di cogliere le zone facili da cui passare, sono presenti rari segni gialli sbiaditi che indicano la via, è necessario essere a proprio agio in questo ambiente per potersi muovere in conserva a corda corta, in modo da avitare una eccessiva dilatazione dei tempi di percorrenza. L'arrampicata è delicata e non sempre protegibile in quanto la roccia non è sempre solida.

(Aggiornamento agosto 2025: durante un soccorso sono stati piantati alcuni fix per trasportare un alpinista ferito a valle, ma solamente qualche fix è stato posizionato in posti utili alla salita)



La scelta di effettuarla in giornata da Pian del Re (quota 2020m) o in due giorni con pernottamento al Rifugio Quintino Sella (quota 2640m), dipende da quanto si è allenati e da quanto si è disposti a svegliarsi presto al mattino, tenendo bene a mente che in questa zona il meteo può cambiare rapidamente e in maniera non prevista.

Di seguito riporto le distanze, il dislivello e i tempi indicativi di percorrenza.


Dislivello positivo

Dislivello negativo

Sviluppo

In giornata

2000 m

2000 m

20 km

Giorno 1/2

700 m

50 m

6 km

Giorno 2/2

1300 m

2000 m

14 km


Tempo di percorrenza

Rifugio Quintino Sella da Pian del Re

2h/2h30'

Cresta est

5h/7h

Discesa dalla via Normale fino al Rifugio Quintino Sella

4h/5h

Discesa dal Rifugio Quintino sella a Pian del Re

1h30'/2h

Materiale:

Questa è una lista indicativa del materiale necessario per una cordata. la quantità di materiale è sempre soggettiva, occorre tenere in conto il proprio livello tecnico e le condizioni della salita.

Attrezzatura alpinistica:

  • Casco/imbrago

  • Piccozza e ramponi classici (se le condizioni lo richiedono)

  • Corda singola da 40 metri

  • Un paio di kit freno/discensore (es. Reverso con due moschettoni a ghiera)

  • Un paio di ghiera base larga HMS

  • Un paio di cordini di kevlar

  • Un paio di moschettoni a D a ghiera

  • Friend black diamond: 0.3-0.5-0.75-1

  • Un paio di rinvii

  • Un paio di rinvii allungabili


Abbigliamento e altro materiale:

  • Scarponi da alpinismo

  • Abbigliamento idoneo all'alpinismo, consiglio di portare un guscio ed un piumino anche se le temperature previste sono alte.

  • Lampada frontale carica

  • Cibo, snack, idratazione

  • Crema solare

  • Occhiali da sole

  • Cellulare, gps, inreach

  • Kit pronto soccorso

  • Roba per il rifugio (sacco lenzuolo, igiene personale..)



Avvicinamento:

L'avvicinamento al rifugio Quintino Sella avviene da Pian del Re, attraverso un sentiero molto facile, evidente e panoramico.


Un buon orario di partenza dal rifugio può essere le 4 di notte. L'avvicinamento è breve, circa 40'/50'. Occorre percorrere a ritroso il sentiero che costeggia il lago del Viso, e qualche metro prima del colle del Viso (segnalato da un cartello) abbandonare il sentiero e percorrere verso sinistra tracce di sentiero con ometti che diventa quasi subito un attraversamento di blocchi e sfasciumi senza percorso obbligato.

Nei pressi del nevaio alla base della cresta conviene stare quanto più a ridosso possibile della parete (questo implica spesso percorrere il nevaio anche quando sarebbe aggirabile stando a sinistra) perché il canale a sinistra della cresta scarica spesso sassi, sia di notte che di giorno.


CONSIGLIO: Effettuare un sopralluogo di giorno, se si arriva presto in rifugio, sia per individuare il percorso sia per valutare se portare i ramponi oppure lasciarli in rifugio.


La cresta attacca prima del canale, su un avancorpo alto 5/6 metri, si nota un segno giallo in alto e un cordino bianco incastrato su un sasso. I primi 20 metri di cresta danno una bella sveglia, ma le difficolta si abbattono subito ed è possibile continuare a percorrere in conserva il tratto successivo, spesso camminando.



Cresta:

Come detto prima, la cresta parte con una sezione tecnica, un paio di muretti che, seppur facili, richiedono di essere scalati con attenzione. Le difficoltà si abbattono subito, mantenendosi sul filo di cresta si incontra roccia piu solida e divertente da scalare, mantenendosi sul lato destro si incontra un misto erba/roccia tecnicamente più semplice ma più noioso. In ogni caso non c'è un percorso obbligato, muovendosi a destra e sinistra di riesce sempre a trovare una via di salita abbastanza semplice.

Sono presenti rari bolli gialli.


A quota 3200m circa si incontra una targa di ferro intitolata a Maria Quaranta, sovrastata da un muro verticale di una ventina di metri, scalabile stando a destra della targa. E' possibile far sosta su una cengia, è presente un fix (soccorso agosto 2025) integrabile con un friend piccolo.


Targa Maria Quaranta
Targa Maria Quaranta

Successivamente si prosegue cercando la via più semplice senza percorso obbligato, fino alla base del torrione Saint Robert a quota 3400m circa, è presente una targa di marmo bianco.


Diedro della targa di Marmo Bianco
Diedro della targa di Marmo Bianco

Scalare il diedro sopra la targa (passo di IV grado), è presente un chiodo ben visibile, successivamente un cordino incastrato, e ancora un chiodo, continuare a scalare in direzione di alcune vene di quarzo bianco, scalare la zona del quarzo finchè le difficolta non si abbattono fino a camminare. A questo punto ci si trova alla base della parete sud del Saint Robert, si può decidere se scalarla arrivando in cima, oppure aggirare sia il Saint Robert che il secondo torrione.


Opzione aggirando i torrioni:

Si disarrampica un facile muretto e si fa un traverso verso sinistra, sono presenti dei chiodi cerchiati con vernice gialla. Si percorre il canale di sfasciumi, stando un po' nel canale, un po' sulle rocce di sinistra, non troppo solide. Alla fine del canale ci si ricongiunge all'opzione torrioni.


Aggiramento torrioni
Aggiramento torrioni

Canale per aggirare i torrioni
Canale per aggirare i torrioni

Opzione Torrioni:

Si scala la parete tra le due fessure per circa 40m, con la possibilità di sostare con friend su una cengetta intermedia se si vuole spezzare il tiro. Alla fine del tiro, si traversa a sinistra qualche metro incontrando un cordone incastrato per sostare. Dal cordone si riparte aggirando lo spigolo a sinistra per facili rocce una 15ina di metri, si sosta su spuntone. Dallo spuntone si riparte in facile traverso verso destra, seguendo un accenno di cengia ascendente e si arriva in cima al Saint Robert (sosta su spuntone).


Parete sud Saint Robert
Parete sud Saint Robert

Dalla cima, molto ampia, si cammina verso un grande ometto, in direzione del secondo torrione. Poco prima dell'ometto si traversa per una cengia accennata scendendo verso sinistra e con facile disarrampicata si arriva all'intaglio tra i due torrioni (ad inizio stagione innevato).


Discesa all'intaglio tra Saint Robert e Secondo Torrione (vista dal secondo torrione)
Discesa all'intaglio tra Saint Robert e Secondo Torrione (vista dal secondo torrione)

Il secondo torrione si affronta dal versante nord, con un paio di facili tiri in un diedro.

Dalla cima si fa una calata di qualche metro (o si disarrampica sul filo di cresta) su cordoni con maglia rapida, si traversa per una esile cengia leggermente discendente, passando sopra un masso incastrato, ricongiungendosi al punto in cui si arriva se aggirano i torrioni. Non farsi ingannare dal pinnacolo con cordone bianco, è fuori via.


Si traversa leggermente verso sinistra attaccando una paretina/diedro che con facile arrampicata porta in vista di un piccolo torrione che si aggira facilmente per cenge verso sinistra, oppure si può scalare traversando a destra poco prima della cima, oppure si può aggirare da destra e scalare una fessura abbastanza liscia.


Dopo qualche altro facile muretto si arriva alla base del torrione con scritto "Via della Lepre" e una freccia verso sinistra. La via della lepre è una pericolosa traversata verso sinistra su cengia di sfasciumi esposta a caduta pietre e a rischio frana che si ricongiunge alla via normale. SCONSIGLIO tassativamente di prendere la deviazione a sinistra. Occorre invece scalare il torrione (IV grado, 30 metri). C'e un chiodo alla base per sostare, si incontrano un cordone blu su spuntone, un cavo di acciaio su spuntone, un cordino incastrato con un nodo su una lama che suona vuoto (quindi non sicuro). In cima al torrione si sosta su un masso. Questo torrione può essere aggirato scendendo qualche metro e risalendo il canalino a sinistra del torrione.

Torrione Lepre
Torrione Lepre

L'ultima parte tecnica della cresta è la parete successiva che si affronta scalando un diedro, successivamente si traversa a sinistra e si scalano delle paretine molto semplici.


Si affrontano gli ultimi gradoni facili, uscendo da un intaglio a sinistra e ricongiungendosi alla via normale.


In 10 minuti seguendo i bolli gialli dentro un canale con facili salti di roccia, si arriva in cima al Monviso.


Cima del Monviso
Cima del Monviso

La discesa avviene per la via normale.


Desideri effettuare questa salita con la guida?



Disclaimer:

L’alpinismo su roccia e ghiaccio è un’attività potenzialmente pericolosa se non praticata con adeguata preparazione fisica e psicologica. Quanto riportato nella relazione, pur essendo redatto con grande precisione, deve essere valutato sul luogo e non può sostituirsi alla vostra valutazione ed esperienza personale.



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1 commento


Ho fatto la cresta est con Giuseppe e un amico a inizio settembre. Bellissima cresta di alpinismo classico, per me era la prima via alpinistica "tecnica", avendo fatto prima solo la normale del Gran Paradiso. La mattina subito una bella sveglia con una scarica di sassi dal canalone che c'è all'imbocco della cresta ma la via ha regalato grandi emozioni come vedere l'alba da lassù che è qualcosa di unico, sentirsi parte della montagna e scalare in quell'ambiente. Super consigliato 🤙

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